Sparta Trifecta World Championship: Veronese e Barban a cuore aperto
Una sola parola, emozioni. Sono quelle che ci hanno regalato i nostri due guerrieri Cristiano Veronese e Giuliano Barban a Sparta.

La foto qui sopra racchiude la bellezza di questo sport, la coesione, gli stati d’animo. Quel lungo abbraccio alla fine della Beast, (la gara più lunga e dura del week-end) è la miscela tra la felicità e le fatiche o più semplicemente: “Abbiamo realizzato il nostro sogno”
Gli Spartani non chiedono quanti siano i nemici, ma ove essi siano.
I nostri atleti però non hanno trovato “nemici“, gli unici avversari erano loro stessi, il loro fisico. L’alleato più grande? la loro mente. Gli acciacchi, i dolori, gli infortuni, “svanivano” alla partenza e venivano “seppelliti” dalla loro tenacia e forza interiore.
Gli Ocr Muddy Bulls sono stati rappresentati alla grande nelle terra ellenica per tutto il Trifecta week-end: dalla Super alla Sprint di sabato per finire alla Beast di domenica.
Qui davanti a me ho il piacere di intervistare Chicco (Cristiano) e Pitbull (Giuliano), due ragazzi umili, semplici, consci di aver fatto qualcosa di straordinario nella terra degli Spartani.
Ciao ragazzi e grazie di essere qui per raccontare la vostra splendida esperienza. Vedo in voi ancora gli occhi lucidi, mentre passano le immagini qui sotto delle vostre gare.
SPARTA TRIFECTA: PAROLA A CHICCO VERONESE
“E’ stato tutto stupendo dall’inizio alla fine al fianco del mio grande amico Giuliano. Sabato mattina la tensione per la prima gara (Super) era tanta, poi una volta partiti è passato tutto. Il pensiero una volta finita era per la Sprint nel primo pomeriggio: spingere o tenere più forze per la Beast del giorno dopo?
Purtroppo non puoi mai programmare, le insidie sono sempre dietro l’angolo e così è stato. Dopo circa 800mt ho preso una brutta distorsione per disattenzione in un punto semplicissimo, un dolore atroce da farmi venire le lacrime, mi era salito lo sconforto e sembrava tutto finito.
Mi sono passati davanti mesi di allenamenti, il sogno stava per svanire. Provo per qualche centinaio di metri a correre, il dolore diminuisce e ho la fortuna di arrivare in un punto del percorso dove ci si doveva immergere nel fiume. L’acqua fredda che a volte maledici in questa occasione l’ho benedetta.
Faccio altri 200 metri e trovo un punto di soccorso: ghiaccio spray, un paio di ostacoli e di nuovo tanta acqua in un fiume gelido che mi aiuta a concludere i 7,5 chilometri stringendo i denti.
VERONESE: TRA L’INFORTUNIO E LA BEAST DEL GIORNO DOPO
“La gioia per essere riuscito a finire la Sprint in quelle condizioni era tanta, ma ero consapevole che potevo aver concluso la mia Sparta: arrivato in albergo la caviglia aveva dimensioni assurde.
Faccio di tutto per rimettermi in piedi tra antidolorifici, antinfiammatori ghiaccio, nella lievissima speranza di poter essere al via il giorno dopo, ma con la quasi certezza che la nottata avrebbe ulteriormente peggiorato una situazione già critica.
Alla mattina al risveglio la caviglia era stabile sulle dimensioni del giorno prima, ennesimi antidolorifici e il motto scritto su una gamba

Il motto che il nostro capitano ci ha cucito addosso anche per il suo esempio: Never back down.
Non si torna indietro (almeno ci si prova ) ed eccomi al via con la lieve speranza di portare a casa la Trifecta.
Il dolore è lieve forse anche coperto dalla dose di adrenalina e degli antidolorifici che fanno il loro dovere.
La partenza è umile nelle posizioni di coda, man mano che passano i metri ho la consapevolezza di stare bene, il passo aumenta , i sorpassi iniziano ad essere tanti e mi ritrovo fianco a fianco di Giuliano con continui controsorpassi.
E poi dal 18 km la cavalcata finale in coppia per quello che è stato il coronamento dei nostri sforzi e della nostra fatica in questi mesi. Saltiamo il fuoco insieme sventolando tipo torero la nostra fantastica maglia.
La Temibile Sparta è stata domata dai tori infangati, poi un lungo e commosso abbraccio, una liberazione e un arrivederci al prossimo anno.”
La forza del gruppo è la forza del leader
SPARTA TRIFECTA: PAROLA A PITBULL BARBAN
“Ho preso le gare con molto rispetto, sapevo che sarebbero state dure. Ne avevo già provate due in un giorno, ma Misano non è Sparta!
Ho ascoltato alla lettera i consigli di Salvo ( non affaticare il cuore ) e così ho fatto. Mentre correvo continuavo a ripetermi che non dovevo fermarmi mai, anche se rallentavo il ritmo dovevo sempre andare avanti.
Ci eravamo allenati bene e nella Beast (dopo le due gare del giorno prima) è venuto fuori l’allenamento degli ultimi mesi. Le gambe giravano, l’unica difficoltà il mio braccio che non mi permetteva di appendermi! Ho pagato 270 burpes, sono volato giù dalla rope dopo aver suonato, ma non mi son fermato mai grazie anche a Cristiano che trasmetteva una forza innata.
Sapevo chi avevo al mio fianco ed ero convinto che l’infortunio subito il giorno prima non l’avrebbe fermato. L’obbiettivo era preciso unico: portiamola a casa e cosi è stato!”
FACCIA A FACCIA CRISTIANO E GIULIANO
Dopo aver sentito i nostri due eroi, voglio fare un giochino con loro. Cosa dite se facciamo una doppia intervista? Partiamo!
Il vostro motto
C: “Sarà banale, ma Never Back Down lo sento proprio mio.”
G: “Tenace e mai domo cosi sono definiti i Pitbull che io adoro.”
Il vostro piatto preferito
C: “La pizza anche se la mangio raramente.“
G: “La carbonara.“
Da quanti anni vi conoscete?
C e G: “40 anni.“
Avete mai litigato?
C: “A memoria no. Anche se giocando a calcio insieme per molti anni, qualche bella scarpata è volata.“
G: “Mai. Anche a calcio non ti ho mai toccato. Solo una puntura per il tuo bene questo week end (ndr si ride).“
E per una ragazza?
C: “Mai, le cambiavo troppo spesso.”
G: “No, avevamo gusti diversi.”
Sparta cosa ha rappresentato per voi in una sola parola.
C e G: “Un grande sogno.“
Chi è il più figo?
C: “Io.“
G: “Lui.“
A chi dedicate questa impresa?
C: “Ai miei figli, ma soprattutto a me stesso.”
G: “A mia moglie che mi ha supportato e a Salvo che mi ha allenato da Dio.“
L’emozione più grande del week-end
C: “Mi è rimasta impressa la parata con l’inno nazionale la sera prima delle gare. Poi le partenze camminate nei viali di sassi “scortati” da guerrieri spartani. Ma l’emozione unica e la medaglia e l’abbraccio alla fine della Beast.”
G: “La fine della Beast.”
Nei momenti di difficoltà a chi avete pensato?
C: “Senza dubbio a Giuliano. L’abbiamo preparata insieme parlando e condividendo tanto per mesi. Li eravamo soli, ovvio pensare a lui e sapere che era al mio fianco.”
G: ” A Cri. Non riuscivo a correre senza sapere dove fosse, a volte mi voltavo cercandolo con lo sguardo, quando ero dietro cercavo di raggiungerlo. Sono molto felice di quello che si è creato tra noi in questi giorni.“
Un pregio e un difetto del vostro capitano
C: “Pregio: un esempio unico di come si affronta la vita. Difetto: cagacazzo… (ride)
G: ” Pregio: riesce a farti fare sempre la cosa che vuole. Difetto: slaccia l’ultimo bottone…”
Un saluto alla squadra
C: “In poco tempo siete diventati una parte importante della mia vita. Non ci può essere un normale saluto, ma solo un abbraccio che stimoli.“
G: “Tutti i miei compagni sono immensi. Siamo un gruppo coeso, guidati da un grande leader. Vorrei rivivere questa esperienza con tutti voi.“
Nessuno vorrà abbandonare una squadra in cui c’è un buon leader